26 Gennaio 2019
Il 27 gennaio 1945 furono abbattuti i cancelli del campo di sterminio di Auschwitz rivelando l’orrore del genocidio nazista;
nel 2005 le Nazioni Unite hanno proclamato questa data
“Giorno della Memoria”
Oggi ricordiamo i morti e i vivi scampati a questo orrendo furore,
attuato con rigorosa organizzazione, e dappertutto
ci sono manifestazioni, bandiere, discorsi, parole.
Non voglio descrivere nuovamente
questo cerimoniale
ma voglio proporre un brano da: “Se questo è un uomo” di Primo Levi:
‘Allora per la prima volta ci siamo accorti che la nostra lingua manca di parole per esprimere questa offesa, la demolizione di un uomo. In un attimo, con intuizione quasi profetica, la realtà ci si è rivelata: siamo arrivati al fondo. Più giù di così non si può andare: condizione umana più misera non c’è, e non è pensabile. Nulla più è nostro: ci hanno tolto gli abiti, le scarpe, anche i capelli; se parleremo, non ci ascolteranno, e se ci ascoltassero, non ci capirebbero. Ci toglieranno anche il nome: e se vorremo conservarlo, dovremo trovare in noi la forza di farlo, di fare sì che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di noi quali eravamo, rimanga.’
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